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Buttare o tenere? I principi del decluttering spiegati da una professional organizer

erminia Giu 12, 2020 LIVING 0 Comment

Quando si pensa a come migliorare il proprio stile di vita, a disfarsi degli eccessi di cose che possediamo, esistono due strade:

  1. Procedere in autonomia, “a tentativi” senza una strategia precisa (e la maggior parte delle volte non sappiamo neanche perché lo stiamo facendo)
  2. Rivolgersi ai consigli e alla consulenza di “esperto di organizzazione”

Per far chiarezza sull’argomento decluttering, così tanto di moda, abbiamo chiesto aiuto a Simona Bergami ideatrice del progetto time4youpo.it

ELIMINARE vs BUTTARE

Come Professional Organizer mi capita spesso di imbattermi in persone che sono spaventatissime perché pensano che io possa fargli buttare tutto ciò che possiedono.
Intanto, signora mia, le posso assicurare che se anche buttasse tantissimo, le rimarrebbero ancora un sacco di cose, ma soprattutto

a) il Professional Organizer non butta niente e

b) stiamo partendo dall’approccio sbagliato!

Partiamo dal primo punto: il P.O. (usiamo l’abbreviazione che facciamo prima) non prende mai l’iniziativa di buttare cose altrui, perché la proprietà è sacra, al massimo può suggerire di “eliminare”, non “buttare” che è totalmente diverso.
Eliminare può voler dire: regalare, riciclare, vendere, consegnare ad enti di beneficenza… Oggetti che noi non usiamo per altre persone possono essere ancora utilissimi, avere seconde e terze vite e non essere sprecati.

Il consiglio pratico. COME FACCIO A CAPIRE COSA “ELIMINARE”?

Il modo migliore per eliminare è prendere in mano ciascun oggetto e chiederti:
– Amo questo oggetto?
– Lo uso?
– Devo conservalo per ragioni legali, fiscali o finanziarie?
– Se non funziona vale la pena ripararlo?
– Vale lo spazio che occupa?
– Se lo vedessi in un negozio lo comprerei di nuovo?
– Posso trovalo su internet o rimpiazzarlo o prenderlo in prestito?
– Se rispondi NO alle prime sei e SI all’ultima liberati dell’oggetto senza preoccupazioni!

DI QUALI OGGETTI VOGLIO PRENDERMI CURA?

Il secondo punto dobbiamo invece provare a ribaltarlo: concentrandoci non sull’eliminare (usiamo questa parola da adesso in poi!) ma sul TENERE.
Noi abbiamo una responsabilità sugli oggetti che sono in casa nostra: dobbiamo spolverarli, lavarli, stirarli, pulirli, prenderci cura di loro.
Quindi di cosa voglio effettivamente prendermi cura? Quali oggetti amo e voglio avere ogni giorno sotto gli occhi?  Quali mi danno gioia e piacere?

Se cambiamo approccio ci accorgeremo ben presto che in realtà gli oggetti di cui vogliamo prenderci cura sono ben pochi rispetto a quanti ne possediamo. Il resto sono vanità, gara con il nostro vicino, sfogo di depressioni e frustrazioni.

Quando siamo tentati dall’acquisto di un oggetto nuovo facciamoci due domande:

  1. Dove lo metto?
    Se non riesci a pensare immediatamente ad una collocazione precisa probabilmente l’oggetto non ha una reale utilità e finirà per essere appoggiato li, da qualche parte… N.B. Il pavimento e il tavolo della cucina non sono luoghi in cui collocare cose! 🙂
  2. One in – one out,
    ovvero se compro questo oggetto, cosa elimino? Ancora prima di comprare pensa a un oggetto della stessa categoria da eliminare. Se non sei disposto a separarti da nulla che già possiedi, lascia l’oggetto in negozio.

QUANTO É GRANDE IL “QUANTO BASTA”?

Tempo fa ho letto un interessante articolo di Annamaria Testa sul settimanale Internazionale dove ci si interrogava sul perché la natura ci offra il concetto di Quanto basta e sul perché non riusciamo ad applicarlo anche allo shopping o al bisogno compulsivo di possedere cose.

Quanto basta stà ad identificare la giusta misura ed è qualcosa che esiste spontaneamente nei cicli della natura: la quantità sufficiente affinché un animale si sazi (gli animali, in natura, non fanno indigestione di cibo) .
Questo meccanismo crea l’equilibrio perchè da un lato c’è il sostentamento dell’animale, dall’altro c’è un naturale controllo sul numero delle sue prede.
L’essere umano è invece l’unico animale a conoscere il concetto di abbuffata ovvero di una mangiata senza freni e senza limiti, a volte fino a star male.

In realtà la prima cosa che non ha un quanto basta è il denaro: nessuno di noi pensa che ci sia una misura di denaro oltre la quale non è opportuno andare. Tanto, tantissimo denaro è sempre preferibile a possedere poco o mediamente denaro.

Questo però porta con se tutta un’altra serie di comportamenti consumistici che abbiamo nei confronti degli acquisti e degli oggetti perché tanto denaro significa tanta possibilità di spesa.
Il troppo però, non diventa solo un problema di disordine, ma anche e soprattutto di sostenibilità.

Possedere troppe scarpe, troppi vestiti, troppi oggetti (solo per fare degli esempi) impatta sulla nostra produzione di rifiuti, impatta sui gas emessi dalle fabbriche e sul consumo di materie prime; impatta sull’aumento globale delle diseguaglianze sociali, alimenta il lavoro nero e il lavoro minorile; è la causa principale del lavoro femminile sottopagato.

Possedere quanto basta ha una serie lunghissima di benefici.
I più lampanti sono:

  • minor spreco
  • meno rifiuti
  • quindi un maggiore rispetto per l’ambiente e la Terra
  • minor tempo a prenderci cura degli oggetti
  • quindi più tempo libero
  • meno necessità di denaro per acquistare nuovi oggetti
  • quindi maggiore risparmio

Ovviamente serve un cambio di mentalità, basterebbe soltanto impegnarci nell’acquistare per necessità (e non per noia o per sfizio) e privilegiare il mercato del “seconda mano” piuttosto che quello del nuovo.

Il consiglio pratico

Naturalmente nessuno pensa che non acquisterai più nulla da ora in poi, ma quello che mi auguro è che lo farai in modo più ragionato e consapevole.

Un’ottima strategia è quella di scriversi in una lista sull’agenda (o sul cellulare) un appunto ogni volta che ti sorge la necessità di un determinato oggetto: per esempio un particolare attrezzo per la cucina, o una maglietta a righe bianche e rosse che starebbe benissimo con quei pantaloni…

Farsi un appunto è fondamentale per non dimenticarlo: in questo modo, la prossima volta che farai una passeggiata o (meglio ancora!), acquisterai cose che realmente ti servono e risparmierai!

Vietato invece fare “un giro per saldi” ovvero vagare dentro e fuori da negozi alla ricerca del pezzo scontato: è il modo migliore per fare acquisti sbagliati, incorrere in falsi sconti e sprecare i propri soldi.

Il pensiero Essentialist?

Quello che ci ispira quando acquistiamo è il valore.
Non parliamo di prezzo, parliamo di valore intrinseco.
Un oggetto è un racconto, parla di chi lo ha progettato, chi lo ha creato, chi lo ha scelto.
Vorremmo fosse bello, utile e rispettoso.
Che invecchiasse bene, così come fanno i materiali naturali, irregolari, imperfetti, senza tempo.
Questo è quello che ci guida quando acquistiamo e anche quando eliminiamo.
Scegliamo ciò che dura nel tempo.

Prodotti shop: Saccaccio contenitore

Time4you – Simona Bergami

Sito web time4youpo.it

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